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NATURA SELVATICA
Osservare la Natura
Dietro quelle ombre di ghiaccio
Autore: Maria Cristina Garofalo

C’è un tempo dell’anno in cui le ombre diventano bianche e corporee.

S’incarnano poco più in là della loro origine, un po’ slabrate, raccolte dal vento e ordinate in veli compatti. Più da vicino dichiarano residui d’incorporeità annunciata di gocciolanti filamenti orizzontali, composti, come in una trama, ordinatamente vicini, quasi omogenei, ma distinti. Solo lo sgocciolìo petulante li renderà di nuovo incorporei e di nuovo luce, poi... Vento. Sono lì, ma com’è nella natura ultima delle ombre, comunque intoccabili. Una carezza le scioglierebbe.

E c’è già la Luna ed ancora il Sole; a decretarne la vita replicata per pochi giorni all’anno. Una opposta all’altro a contendersi quell’immaterialità, accordata e generata dai contrari, dall’alternarsi del giorno e della notte. Tanto grande quell’azzurro che ci stanno larghi, in quel principio di giornate invernali, già un po’ più luminose, che contraddicono il calendario con anticipi di Primavera.

Lui, ostinatamente, continua a ripartire erroneamente le stagioni con criterio umano. Sarebbe così facile guardar fuori e decidere, basterebbe osservare gli uccelli.

E il bianco cerca di rubare cristalli di luce viva al Sole e alle ombre di vetro; di rifrangerla nutrendosene per rimandarla al cielo, bagnata e ghiaccia. Sono lattee e trasparenti, invece che nere e antracite; hanno il volume che alle altre è per sempre negato, ma lo tengono poco... La Luna arriva presto con la fredda luce amica, ma il Sole e il Vento sono compagni inseparabili.

L’immaterialità ha un grande fascino, ciò che non si può toccare, che risiede in Cielo, è avvolto sempre in un’aura magica e rarefatta. Gli animali riescono ad esserci integrati egregiamente, naturalmente.

Nella nebbia che s’alza al mattino dal fiume, l’Airone che pesca e cammina elegante e impettito è quasi indistinguibile, finché non alza il suo volo e atterra un po’ più in là. Senza fretta, per l’aria pungente. Anzi, sta già nidificando e, lungo il fiume, è un gran traffico e intreccio di coppie e voli dai colori già azzurrati della livrea primaverile.

Airone Cinerino, ma non solo grigio: le lunghe penne ai bordi delle ali, quelle che danno la spinta, sono azzurro copiativo. Il collo è lunghissimo e quello strano ciuffo orizzontale sul capo oblungo dal lungo becco di cicognide pescatore, conferisce un aspetto esotico, rispetto alle abituali Anatre e Germani Reali che, nonostante il pomposo nome, non ne contendono l’aristocratico portamento. Loro navigano controcorrente, si piazzano sui ciottoli affioranti o al centro di mulinelli d’acqua: un solo maschio e quattro femmine intorno.

Tornano già le Tortore, ma quest’anno sono sotto costante osservazione di un nuovo (?) arrivato: l’Allocco. Difficile vederli, gran privilegio poterlo fare. Il freddo e le ombre di ghiaccio del Fossato l’hanno spinto su, verso l’acacia spoglia. Ci sta come su un posatoio, come solo lui può fare..., ad occhi attenti non sfugge quella sua forma a doppia palla verticale. Solo se ruota abilmente e originalmente il suo capo è un po’ più visibile; sennò fa pendant con le canne e i rami spogli. E la sua di ombra, c’è? Oppure necessità mimetiche gliela negano? Solo un attimo prima della cattura e della Morte è visibile alle prede, come ultima, estrema, privilegiata visione; come annuncio dell’immaterialità che li rapirà tra poco.

Ci stanno tutti insieme e agevolmente: la Luna e il Sole in un giorno limpido di dicembre; l’Inverno e la Primavera nello stessa vallata. Aironi e Anatre nello stesso pezzo di fiume; Tortore e Allocco nell’eterna rotazione di giorno e notte. Insieme luce e ombra nei cristalli di ghiaccio che congelano i rigagnoli della Cascata; nascondendo l’ombra perché non possono autoreplicarsi: anche i vasconi sono laghetti ghiacciati blu cobalto e lattati.

Le ombre scendono la sera, ma alcune sono eccezionalmente visibili e concrete di giorno. Riflettono la Luna piena e annunciano il Sole con lo stesso brillìo di cristalli. In questo Tempo e nello stesso Spazio gli uccelli in volo segnano l’inizio del nuovo ciclo. E un altro anno inizia…








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