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BIOSINTONIZZAZIONE
Nuove conoscenze nel campo del sistema cibernetico del corpo
Biosintonizzazione realizzata
Autore: Flavio Gazzola

Biosintonizzazione
Le ricerche sulla biosintonizzazione iniziano con gli studi del biologo e biofisico russo Alexander Gurwitsch, che scoprì la radiazione mitogenica dei raggi ultravioletti negli anni Venti del secolo scorso. Gli studi sull’effetto biologico delle radiazioni proseguì negli anni successivi grazie ad allievi di Marconi e Marconi stesso si interessò all’argomento, tanto da indire un Convegno Internazionale nel 1936 a Venezia, dove si riunirono esperti internazionali. La guerra cancellò temporaneamente la ricerca internazionale, che riprese solo negli anni 50 presso l’Università di Milano, poi a Vienna negli anni Ottanta con Fritz Albert Popp, che riuscì a individuare la presenza di biofotoni emessi dal DNA cellulare in grado di coordinare l’attività dei centomila miliardi di cellule del corpo.
Tale attività si manifesta esternamente al corpo con l’emissione di radiazioni con frequenza nella banda dei TeraHertz. Alterazioni della funzionalità dell’organismo in relazione con patologie endogene, provocano anche alterazione dell’emissione radiante esterna.
Viceversa la radiazione esterna può essere influenzata anche da attività esogene, come quelle derivanti da elettrosmog, ovvero l’inquinamento ambientale da radiazioni non ionizzanti. L’elettrosmog interferisce con l’attività biofotonica di comunicazione intercellulare, conducendo a una disorganizzazione almeno parziale dell’attività elettromagnetica del corpo.
Una ricerca autonoma condotta dal 2015 al 2018 su 300 volontari a cura della divisone medica della Fullwaves, concessionaria italiana della Saveandview, ha dimostrato che l’elettrosmog, alterando le trasmissioni biofotoniche dell’organismo, è responsabile o corresponsabile dell’insorgere di  o dell’aggravarsi dei seguenti sintomi: stanchezza e stancabilità, perdita di concentrazione e memoria, disturbi del sonno, disturbi della digestione e del transito intestinale, aumento del tono muscolare con conseguente aumento del tono muscolare di base e crampi muscolari specie notturni, disturbi della vista, instabilità del tono dell’umore con irritabilità.
In una seconda fase la ricerca ha dimostrato come questi sintomi siano migliorati in modo statisticamente significativo del 60% circa portando con sé durante le 24 ore un supporto in forma di card, trattato con Tecnologia Biosynt.
Infine ha dimostrato nel 100% dei casi, che un supporto Biosynt in forma di card, posto entro un raggio di 3 metri dalla persona, riporta istantaneamente alla norma i valori di conducibilità elettrica cutanea, alterati in senso infiammatorio dal contatto con un cellulare in standby, erogante mediamente un potenziale elettrico di 5 Volt/metro.
La realizzazione e applicazione della Tecnologia Biosynt porta dunque un miglioramento sensibile della qualità della vita disturbata dall’elettrosmog, agendo come prevenzione rispetto ai danni provocati dall’inquinamento ambientale da radiazioni non ionizzanti (telefonia, strumentazione elettronica ed elettrica, elettrodotti, wifi).
Tutti i dispositivi Biosynt sono dispositivi passivi di autoregolazione dell’attività elettromagnetica del corpo e agiscono innanzitutto come dispositivi di prevenzione dei danni introdotti dalla presenza dell’elettrosmog. Hanno un raggio di azione massimo di 3 metri dal corpo.
Sono utili per la prevenzione dei sintomi causati dall’elettrosmog, che sono indice comunque di una diminuzione della capacità organizzativa e difensiva dell’organismo e creano perciò la predisposizione a malattie di qualsiasi possibile origine: microbiologiche, da inquinamento, da predisposizione familiare, genetiche e predisposzione a incidenti per diminuzione dell’attenzione, del riposo e aumento del nervosismo.
L’efficacia preventiva del dispositivo Biosynt è stata testata dunque con una ricerca su 300 volontari, che ha dimostrato come esso sia un dispositivo medico di prevenzione da portare sempre con sé, durante il giorno (in tasca, nella borsa) e di notte (sul comodino per esempio).
E’ stato dimostrato nella ricerca condotta su 300 volontari, che il dispositivo posto in contatto o in vicinanza del corpo, ripristina e mantiene il valore di conducibilità di punti normali (cioè con valore di conducibilità di 10,5 microsiemens), dopo che questi sono stati alterati in senso infiammatorio, in seguito al contatto con un cellulare in stand-by: ciò significa che effettivamente il dispositivo Biosynt previene i danni causati dall’elettrosmog, in quanto punti normali corrispondono ad organi o funzioni normali.
Un passo ulteriore consiste nella possibilità di  normalizzare un punto con valore di conducibilità anormale, alterato per cause endogene: ciò è stato possibile grazie alla messa a punto del biosintonizzatore MeridianV60.
Anche per la messa a punto del MV60 si è utilizzata  la Tecnologia Biosynt.
 
 
 







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