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Dizionario di Medicina naturale

Omeopatia

La parola “omeopatia” è composta da due parti:

“omeo” deriva dal greco omos, che significa “simile”;

“patia” deriva dalla parola greca pathos, che significa “percezione, emozione, sentimento”.

Di conseguenza “omeopatia” significa studio delle percezioni, delle emozioni, e dei sentimenti simili. Ma simili a che cosa?

La similitudine avviene fra il sano, che assume per prova una sostanza e riferisce delle percezioni, emozioni, sentimenti indotti da essa in lui, e il malato, che prova sintomi simili per via naturale; la conclusione sorprendente, sulla quale si basa l’Omeopatia, è che la sostanza che produce nell’uomo sano certi sintomi (alterazioni negative di percezioni, emozioni, sentimenti) è in grado di curare sintomi simili del malato.

Per esempio, Arsenicum, somministrato in dosi non pericolose per l’uomo sano (tale sperimentazione in Omeopatia si chiama prooving), produce percezione di bruciore interno e di freddo esterno, emozione tanatofobica (intensa paura ossessiva di morire, che nasce soprattutto verso mezzanotte), sentimento di irrequietezza, associato con il bisogno di muoversi di continuo, ma accompagnato da facile stancabilità. Il quadro clinico dell’arsenico, come siamo abituati a considerarlo nella medicina convenzionale attuale, comprende anemia, deperimento fisico, magrezza, colite, come se le mucose fossero bruciate; tali dati di fatto, noti dalla tossicologia dell’arsenico, spiegano i sintomi di bruciore interno (colite causticante), freddo esterno (anemia), paura di morire soprattutto di notte (diminuzione della circolazione del sangue durante il riposo e aggravamento del difetto di ossigenazione dei tessuti, già indotto dall’anemia), irrequietezza (bisogno di muoversi, per far circolare meglio il sangue) con facile stancabilità (anemia). Inoltre l’anemia stessa deriva dalla colite, per difettoso assorbimento degli alimenti, delle vitamine e dei minerali, in particolare il ferro.

Ma l’aspetto importante da considerare è che l’arsenico è in grado di curare condizioni simili in malati che non sono stati intossicati dall’arsenico, ma che presentano tale sintomatologia per cause che, dal punto di vista clinico obiettivo, possono essere molto diverse fra di loro. Perciò per l’Omeopatia non è importante considerare l’esame del sangue o l’esame radiologico dell’intestino, ma semplicemente i sintomi.

Similia similibus curantur et curentur

Il simile si cura e si curi con il simile.

Ma come può una sostanza curare gli stessi effetti nocivi indotti dal medesimo elemento preso in dosi più alte? Ciò deriva dalla proprietà già nota in farmacologia della inversione dell’effetto, a seconda della concentrazione del medicamento.

Per esempio, è noto che la camomilla induce la calma e il sonno, ma, se si assume in grande quantità, essa diviene una sostanza eccitante. Accade spesso con i bambini piccoli, che strillano di notte disturbando i genitori, che venga per loro preparato un biberon colmo di camomilla: la prima volta funziona, ma in seguito non più, per un fenomeno di accumulo di “effetto camomilla” nel corpo e per il sovradosaggio (i genitori aumentano via via il quantitativo, sperando di ottenere nuovamente l’effetto desiderato). In tali condizioni la camomilla si trasforma in una bevanda veramente eccitante e il bambino diviene sempre più irrequieto, frignone, incontentabile, ipersensibile: tali sintomi sono appunto quelli che il rimedio omeopatico Chamomilla (ottenuto diluendo la camomilla centinaia o migliaia 0 milioni di volte) è in grado di curare perfettamente; in conclusione, è bene che i genitori utilizzino per calmare i bambini la camomilla omeopatica, che è priva di controindicazioni, al posto della camomilla vera, che diviene, per i bimbi, una vera e propria bevanda eccitante. Detto per inciso, l’uso di Chamomilla omeopatica risulta di particolare utilità nel trattamento dei disturbi della dentizione, in quanto calma il dolore gengivale e diminuisce i fenomeni febbrili e i disturbi intestinali concomitanti all’eruzione dentaria.

Un esempio opposto è costituito dal caffè, noto per le sue proprietà eccitanti; curioso il caso di una signora che beveva 60 caffè al giorno per vincere l’ansia e che senza 3 o 4 tazzine di caffè non riusciva ad addormentarsi: aveva superato il dosaggio relativo alla eccitazione e, per effetto del sovradosaggio, si trovava nel territorio dell’effetto sedativo del caffè; tuttavia un tale uso comporta degli effetti di tossicità, in particolare a carico dello stomaco e del cuore.

Analogo effetto sedativo il caffè lo dimostra nelle diluizioni omeopatiche. Esiste dunque una banda di dosaggiio medio usuale, di 1-3 tazzine di caffè al giorno, dove esso funziona come eccitante, poi esistono una banda superiore, dove il caffè è sovradosato, e una banda inferiore, dove il caffè è molto diluito (“banda omeopatica”), nelle quali il caffè possiede azione sedativa; ma per la banda di sovradosaggio compaiono gravi effetti collaterali, non presenti nella “banda omeopatica”. Si potrà dunque utilizzare il caffè omeopatizzato, Coffea cruda, come farmaco per vincere l’insonnia e l’eccitazione nervosa, compresa anche la gastrite da stress.

Meccanismo di azione dell’Omeopatia

Da quanto si è detto sinora, specie riguardo al concetto di dinamizzazione, sorge immancabilmente una domanda «Come agisce l’Omeopatia?». Occorre menzionare la famosa legge di Avogadro (enunciata dal chimico torinese nel 1811), una fondamentale legge della chimica, che dice quanto segue: «Volumi uguali di aeriformi, nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, sono costituiti da un ugual numero di molecole». Questa legge è importante, perché consente di calcolare il peso molecolare delle sostanze allo stato gassoso; l’unità di misura dei pesi molecolari è la sedicesima parte del peso di un atomo di ossigeno o la dodicesima parte del peso di un atomo di carbonio di massa 12.

In base alla legge di Avogadro e al peso molecolare così calcolato, si definisce il concetto di grammimolecola o mole, che corrisponde a un numero di grammi uguale al peso molecolare di una sostanza; ad esempio, la mole del sale da cucina è 58 grammi, in quanto il peso molecolare del sale da cucina (cloruro di sodio 0 Natrum muriaticum) è 58. Ora, in base alla legge di Avogadro, sappiamo che nella mole (58 grammi) del sale è contenuto un numero ben preciso di molecole, uguale al numero di molecole contenute nella mole di qualsiasi altra sostanza (per esempio, la mole dell'acqua è di 18 grammi e in 18 grammi di acqua è contenuto lo stesso numero di molecole d'acqua che in 58 grammi di sale, ovviamente di molecole di sale); tale numero, uguale per la mole di qualsiasi sostanza, è esattamente 6,02 * 1023, che equivale a 602 seguito da 21 zeri (602-sestilioni di molecole!) e si chiama «numero di Avogadro».

Riprendiamo l’esempio della preparazione omeopatica del sale da cucina; si è detto che per preparare la prima centesimale, diluiamo 1 grammo di sale in 99 grammi 0 centimetri cubici di acqua. In 1 grammo di sale vi sono 602 sestilioni diviso 58 molecole = circa 5,4 sestilioni di molecole, dunque nella 1 CH di Natrum Muriaticum vi sono 5,4 sestilioni di molecole di sale; ad ogni passaggio successivo, tale numero si riduce di 100 volte; il calcolo si compie facilmente togliendo ogni volta due zeri a 23. Quando siamo alla 11 CH, il numero di molecole rimaste è di 54! Quando prepariamo la 12 CH, vi è una probabilità su due che nella preparazione vi sia una sola molecola di sale; la probabilità che nella 13 CH vi sia una molecola di sale si riduce ad una possibilità su duecento. Chiaramente nelle diluizioni successive si riduce la possibilità che siano contenute molecole di sale e, dal punto di vista strettamente chimico, per concludere, dalla 12 CH in su, la preparazione omeopatica si può considerare acqua pura!

Questo è il motivo per il quale l'Omeopatia ha incontrato l'opposizione del mondo della farmacologia ufficiale, che si basa su leggi ponderali chimiche. L’assunto è che non vi possa essere azione medicamentosa in assenza di molecole del medicamento stesso; tutta la farmacologia attuale si fonda sul tentativo di concentrare sempre di più le sostanze chimiche farmaceuticamente attive e dunque opera in direzione opposta rispetto all’Omeopatia. In effetti i farmacologi hanno ragione, ma solamente sul piano chimico, non su quello fisico: l’efficacia clinica dell’Omeopatia non si basa su leggi chimiche, bensì su proprietà fisiche.

A tale proposito è utile soffermarsi sul confine tra Chimica e Fisica.

Si chiama “fenomeno” il cambiamento di un corpo nel suo modo di essere. Un fenomeno “fisico” è caratterizzato dal mutamento dell’aspetto spaziale del corpo, come nella trasformazione dell’acqua in solido (ghiaccio o neve) o in gas (vapore), ma non delle sue caratteristiche sostanziali. In un fenomeno “chimico”, invece, sono le caratteristiche sostanziali del corpo a mutare, come nella trasformazione del ferro in ruggine (ossido ferrico idrato). Nella preparazione di un farmaco omeopatico si assiste a un fenomeno fisico, per il quale la sostanza originaria non muta nelle sue caratteristiche chimiche, ma nelle sue proprietà fisiche, trasformandosi in energia organizzata elettromagneticamente nell’acqua, secondo la struttura elettromagnetica della sostanza di base.

Solo ultimamente si è potuto studiare in loco, grazie a nuove tecniche, l’acqua biologica, cioè l’acqua dei sistemi viventi: risultano particolarmente importanti le proprietà assunte dall’acqua in prossimità delle membrane cellulari (non solo della membrana cellulare esterna, ma anche di quelle interne, che costituiscono l’insieme delle strutture endocellulari, così come lo scheletro costituisce la struttura interna del corpo e la pelle il confine esterno, al pari della membrana cellulare esterna).

Nella regione esterna l’acqua (chiamata “acqua I”) possiede le stesse proprietà dell’acqua ordinaria e così pure nella regione interna l’acqua (chiamata “acqua III”) non differisce sostanzialmente dall’acqua ordinaria, se non per il fatto di fare corpo unico con le macromolecole, che costituiscono la parte interna della membrana. Viceversa, nella regione intermedia, l’acqua presente (chiamata “acqua II”, costituendo il 20% dell’acqua cellulare totale) assume caratteristiche peculiari:

  • non congela fino a 50° sottozero
  • le sostanze elettricamente attive (elettroliti) non si sciolgono in essa
  • si sciolgono invece, come nell’acqua ordinaria, le sostanze non cariche elettricamente
  • ha una costante dielettrica di 5, mentre nell’acqua ordinaria è di 80; ciò la trasforma in una specie di superconduttore di elettricità
  • la sua viscosità è superiore sino a due volte rispetto a quella dell’acqua ordinaria
  • posta in un campo magnetico, si diffonde in esso molto più lentamente.

Tutte queste proprietà rendono l’acqua II una sorta di trasduttore elettromagnetico, in grado di porsi in risonanza con campi elettrici e magnetici e di trasmettere il segnale raccolto con grande precisione alle altre strutture cellulari, in particolare al DNA del nucleo, sede del codice genetico e cervello delI’attività cellulare. Secondo altri studi, condotti all’Università di Vienna a partire dagli anni Ottanta, il DNA emette segnali fotonici, che vengono raccolti da tutte le altre cellule del corpo, consentendo la loro reciproca regolazione. Altri parlano dell’emissione di fononi, cioè di quanti (parti elementari) di energia vibrazionale, come i fotoni sono quanti di energia elettromagnetica.

Questi campi di energia, o quanti di energia, grazie all’acqua II presente nei sistemi biologici, danno luogo a onde elettriche coerenti (dove tutte le particelle di energia sono in fase fra di loro e non si dissipano, consentendo la trasmissione di segnali anche con un’energia minima), che costituiscono il vero sistema di regolazione cellulare e di relazione intercellulare, paragonabile all'attività cerebrale e psichica per l’essere umano.

Ora, ogni prodotto omeopatico può essere considerato equivalente ad una certa famiglia di onde elettriche coerenti, che aumentano di frequenza con l’aumento della dinamizzazione, per il formarsi di una minima percentuale di acqua II (calcolata di una molecola su mille miliardi di molecole di acqua normale). Detto in altre parole, la dinamizzazione crea nell’acqua della soluzione l’imprinting di un preciso segnale, secondo le caratteristiche della sostanza di base impiegata; tale segnale è di frequenza bassa per le basse dinamizzazioni e aumenta di frequenza con l’aumentare della dinamizzazione, in quanto quest’ultima aumenta ad ogni passaggio il numero di molecole di acqua II presenti, che sarebbero il vero vettore fisico dell’informazione.

In un certo senso è come se la sostanza di base, per esempio Natrum Muriaticum, venisse fotografato in forma elettronica e tale fotografia si conservasse nel prodotto omeopatico. Quando Natrum Muriaticum 5 o 7 o 9 CH viene somministrato al paziente, la fotografia elettronica. viene decifrata dall’acqua II cellulare e trasmessa come informazione al cervello cellulare, cioè al DNA; questo meccanismo è simile al principio di funzionamento del telefono o del televisore, dove un segnale visivo o acustico viene trasformato in partenza in un segnale elettronico, poi trasmesso come tale, successivamente decodificato da un trasduttore e ritrasformato in un segnale visívo o sonoro.

Il nostro corpo ha scoperto da decine di migliaia di anni i più moderni sistemi di comunicazione e l’Omeopatia è semplicemente un modo per interagire con il sistema di comunicazione del corpo.

La malattia consiste in un’interruzione di tali segnali, per opera di batteri, virus, sostanze inquinanti, radiazioni nocive, emozioni negative, ed il corpo non riesce più a autoregolare le proprie funzioni e si ammala “per ignoranza”!

L’Omeopatia reinforma il corpo delle cose che si devono fare per recuperare la salute.









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